aprile 24, 2007

A Woman In Law

Chi è stata la prima donna a laurearsi in una Facoltà di Giurisprudenza italiana? Abbiamo notizia di un percorso accidentato delle prime donne nell’avvocatura, una ricca bibliografia sull’argomento è riportata nel libro Eva Togata (1923). La Corte d’Appello di Torino aveva negato a Lidia Poet, laureata in Giurisprudenza nel 1881, l’iscrizione all’Albo Professionale; trent’anni dopo, Teresa Labriola fu respinta dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Roma. Lidia Poët, una ragazza nativa di Pinerolo, aveva ventisei anni quando nel 1881 prese la laurea in legge: dopo due anni di pratica forense, superato l’esame di procuratore legale, chiese l’iscrizione all’Albo degli Avvocati e la ottenne (1883). Ma la grande maggioranza della magistratura gridò allo scandalo cosicché si trovò subito un Pubblico Ministero che impugnò il provvedimento. E il tribunale in tutti i suoi gradi – appello, cassazione- annullò l’ iscrizione della pur bravissima e tenace Lidia. Sia motivi fisiologici legati al ciclo mensile che giuridici alla base del provvedimento . Vigeva infatti a quel tempo il principio della “autorizzazione maritale“ (stabilito nel 1865) che rendeva le mogli delle eterne bambine, costrette a seguire il marito in tutti i suoi spostamenti e a chiedergli il permesso per qualunque transazione finanziaria, anche relativa a beni propri: si arrivava al punto che anche la separazione legale poteva essere chiesta solo se il marito vi acconsentiva. La Corte d’Appello di Torino permise a Lidia Poët, l’iscrizione all’Albo Professionale solo trent’anni dopo. Altra storia è quella di Teresa Labriola, dopo la laurea in legge e conseguito la libera docenza in filosofia del diritto nel 1901, nel 1912 potè iscriversi all’Albo degli Avvocati. Stavolta nessuno osò rispolverare la faccenda del ciclo mestruale ma le fu impedito di esercitare la professione mediante la seconda parte del cavillo usato contro Lidia: un uomo non poteva essere difeso da una persona che non aveva pari diritti. Per fortuna nel 1919 lo stato varò quella che fu la sua legge più avanzata a favore delle donne, abolendo l’autorizzazione maritale e permettendo loro anche l’ingresso nei pubblici uffici.
Ma guardiamo alla situazione attuale. La presenza femminile è aumentata in tutti gli ordini professionali: tra gli avvocati, se negli anni settanta c’erano 8 donne su 100 iscritti, ora le donne sono circa il 50%, tra i commercialisti, i medici, gli ingegneri, i geologi, i notai la presenza femminile è sicuramente in aumento e la media di età di iscrizione all’albo è più bassa per le donne, così come per la laurea, ma la rappresentanza al vertice dei Consigli degli Ordini resta molto scarsa.
Anche se la strada da percorrere per le donne professioniste non è ancora affatto facile, la nostra Elisabetta ha dimostrato di avere la carica e la grinta giusta. Merito del CADF? Può darsi, il forum e i trattati hanno rappresentato una palestra ironica e divertente, i muscoli sono serviti a più riprese per contrastare gli attacchi maschilisti. Ma il CADF li ha superati sempre brillantemente con grande spavalderia. Mitico e grintoso CADF!
Dopo Franci e Silvia oggi la protagonista è
Betta! Ragazzi che argomento impegnativo per la tesi: Reclutamento e formazione dei Giudici della Corte di Cassazione, della House of Lords e della Corte di Giustizia Europea. Adesso capite perchè la immaginiamo così?

Auguri!!!

Betta, a woman in law!!!