giugno 14, 2007

Philosophy dei Silenti

Il silenzio può creare, stabilire, un rapporto, una relazione. Al contrario una sola parola può mettere fine ad un rapporto d’amore, d’amicizia, familiare. C'è il silenzio creatore e costruttivo. Si può "costruire" in silenzio e "demolire" parlando. A volte si preferisce non parlare o parlare tacendo. Il silenzio, in questo caso, diviene presenza espressiva. Esiste un silenzio "eloquente" e una parola "silente". C'è un silenzio che parla, capace di dire qualcosa e una parola muta, che non dice nulla a chi ascolta. Il silenzio è d'oro... Il silenzio si infrange, si rompe. Il silenzio può essere tombale. Il silenzio è strano, a volte è assordante... Sia il silenzio che la solitudine possono portare sollievo o depressione, a seconda dei casi. Possiamo ricercarlo volontariamente o subirlo. Il silenzio a volte fa paura.

C'è silenzio e silenzio. Quello che è provocante e quello di risposta ad una provocazione. Le parole sono preziose, ma più prezioso è il silenzio.

-Chi sono i silenti che leggono molto ma non intervengono mai???

-Ben vengano i silenti che passano e poi possono fermarsi. A volte il silenzio è meglio delle parole...

-C’è dell’altro???

-Molto meglio non perdersi in sofisticate alchimie.

-E mi chiedo: questa ritrosia a non apparire, a non scrivere nulla, a non lasciare traccia dipende solo dalla loro eccessiva timidezza?

-Ben venga anche il non voler apparire, ben venga la timidezza, perché per forza etichettare come silenti, non capaci di esprimere le proprie idee, come manchevoli di coraggio, chi legge, i cosiddetti passanti?

Ben vengano i silenti che passano e poi possono fermarsi e così, accidentalmente, attirati da un argomento, cominciare a lasciare una traccia prima più sporadica e poi magari con maggiore continuità, che male c’è nell’essere silente, nel leggere e non per forza dover subito colpire impressionare?

Nel silenzio si impara ad ascoltare, a comprendere, a leggere oltre le parole.